venerdì 13 luglio 2007

per un amico che per fortuna ha cambiato idea!

Il sole splende.
Il tuoi capelli galleggiano nell’acqua come petali di una rosa appassita sparsi sul tavolo della sala.
Una morte stupida, voluta ma non attesa, desiderata in un attimo più breve di un battito di ciglia.
Il dolore era così insopportabile?
Veramente?
Quanto strette sentivi stringere le catene intorno al cuore?
In questa rara giornata di luce la speranza brillava troppo poco?
Potevi resistere! Potevi farlo per me, se non ti interessava farlo per te…
Probabilmente la notte ha portato cattivi consigli e la colazione non è stata abbastanza abbondante di zuccheri per far lavorare il tuo cervello!
Quanto conta l’amore?
Quanto contava per te il mio amore?
Non abbastanza evidentemente, se il tuo maggior divertimento consisteva nel conficcarti coltelli nelle cosce. Quante volte ti ho vista con il viso rigato di rosso, con le ferite infiammate dal sale delle lacrime. “E’ stato il gatto” dicevi, ed io non trovavo mai il coraggio per risponderti qualcosa di diverso dall’invitarti a non giocare con lui troppo da vicino.
Avrei dovuto picchiarti! Si, picchiarti! Farti così male da portarti vicino a ciò che stavi cercando. Non sono riuscito. Non ero lì a tirarti per il bavero del cappotto questa volta. Non ero lì per recuperarti al volo mentre fingevi di lanciarti in canale.
Perché hai sempre simulato davanti me e questa volta no? Perché, maledetta? Perché!
Quando ti ho trovato nel buio della notte con la cintura intorno al collo nel tentativo di agganciarla in qualche punto imprecisato del soffitto… avrei dovuto lasciarti fare!
Almeno avrei potuto recuperare il tuo bel corpo diafano e riporlo dentro una bara di vetro e tenerlo per sempre con me. Per sempre. Almeno il tuo corpo, visto che la tua anima non me l’hai mai donata. Invece così, quando ti recupereranno, non ti riconoscerò nemmeno, non sarai tu ma solo un insieme di arti deturpati dalla salsedine.
Ti odio! Ti odio così tanto come tanto ti amavo questa mattina.
Prima di questa mattina!
Maledetta!
Così tu te ne vai e mi lasci qui da solo, ma non pensare che io ti segua, non pensare che butterò via la mia vita per la disperazione di aver perso la tua. Dio mio! Un corpo di cui riconosco solo i capelli, solo i capelli! Questo mi hai lasciato? L’immagine dei tuoi bellissimi capelli che si muovono nell’acqua lentamente, come se fossero vivi, come se tu fossi viva.
Mi aspetto da un momento all’altro che la testa si giri verso di me: la leggera brezza estiva muove dolcemente la lunga chioma riccia e tu ti giri e mi guardi, sorridendo… sorridendo...
Da quanto tempo non vedevo i tuoi denti, le tue fossette, la luce dei tuoi occhi.
Per me non sei morta oggi, non sei quel corpo gonfio nel canale, tu non esistevi più da un sacco di tempo…
Amerò per sempre te, odierò per sempre quello che eri.

Stefania

Nessun commento: