Domenica 28 maggio alle ore 19,00
Inaugurazione
Paradiso Perduto
Cannaregio 2540
tel. 041 720581
My favorite things
Fotografie
di
Stefania Galluccio
a cura di Susanna Zattarin
Inaugurazione
Paradiso Perduto
Cannaregio 2540
tel. 041 720581
My favorite things
Fotografie
di
Stefania Galluccio
a cura di Susanna Zattarin
Paradiso Perduto di Stefania Galluccio mette in evidenza due aspetti nodali: la necessità del fare e l’urgenza, per la città lagunare, di ri-trovare dei luoghi dove la creatività possa manifestarsi, “esporsi”. E’ infatti\n lasciata troppo spesso alla volontà e alla passione del singolo, come in questo caso, l’organizzazione e la messa a disposizione di spazi, sia per le arti figurative ma soprattutto per l’espressione musicale. Le immagini oggi qui presentate compongono un unicum con i suoni che spesso il Paradiso Perduto ci offre, svelandoci, già dal titolo dell’esposizione che riprende il titolo di un brano di John Coltrane, i grandi amori dell’autrice: la fotografia e la musica. L’artista in questa operazione crea un legame forte tra la musica e i suoi interpreti, e lo manifesta componendo a sua volta una “melodia” attraverso queste immagini catturate come note che vengono a restituirci la storia recente del percorso creativo-musicale della città. Le espressioni che la fotografa ci restituisce si fanno così esse stesse suoni, non più solo udibili ma\n fermati nella loro “rappresentazione” offrendoci in questo modo delle vere e proprie “note visibili”. La scelta tematica da parte della fotografa la porta, come del resto accade agli artisti ritratti, a lavorare frequentemente in un clima di improvvisazione, immergendosi nelle sonorità, cogliendone, spesso anticipandone, toni e cadenze. Il genere e la scelta dei soggetti si rivelano quindi come una vera e propria sfida dal punto di vista tecnico: catturare il suono e il movimento il più delle volte con una luce che amplifica le possibilità del mezzo. Ma è questa sfida, questo continuo mettersi in gioco, non meno del continuo confronto con\n la scena dei musicisti, che stimola la ricerca creativa di Stefania Galluccio, la quale attraverso la scelta dell’utilizzo rigoroso della pellicola bianco e nero viene a creare una particolare fusione tra la pratica musicale e la pratica del fotografare."
Questa mostra al Paradiso Perduto di Stefania Galluccio mette in evidenza due aspetti nodali: la necessità del fare e l’urgenza, per la città lagunare, di ri-trovare dei luoghi dove la creatività possa manifestarsi, “esporsi”. E’ infatti lasciata troppo spesso alla volontà e alla passione del singolo, come in questo caso, l’organizzazione e la messa a disposizione di spazi, sia per le arti figurative ma soprattutto per l’espressione musicale. Le immagini oggi qui presentate compongono un unicum con i suoni che spesso il Paradiso Perduto ci offre, svelandoci, già dal titolo dell’esposizione che riprende il titolo di un brano di John Coltrane, i grandi amori dell’autrice: la fotografia e la musica.
L’artista in questa operazione crea un legame forte tra la musica e i suoi interpreti, e lo manifesta componendo a sua volta una “melodia” attraverso queste immagini catturate come note che vengono a restituirci la storia recente del percorso creativo-musicale della città. Le espressioni che la fotografa ci restituisce si fanno così esse stesse suoni, non più solo udibili ma fermati nella loro “rappresentazione” offrendoci in questo modo delle vere e proprie “note visibili”.
La scelta tematica da parte della fotografa la porta, come del resto accade agli artisti ritratti, a lavorare frequentemente in un clima di improvvisazione, immergendosi nelle sonorità, cogliendone, spesso anticipandone, toni e cadenze.
Il genere e la scelta dei soggetti si rivelano quindi come una vera e propria sfida dal punto di vista tecnico: catturare il suono e il movimento il più delle volte con una luce che amplifica le possibilità del mezzo. Ma è questa sfida, questo continuo mettersi in gioco, non meno del continuo confronto con la scena dei musicisti, che stimola la ricerca creativa di Stefania Galluccio, la quale attraverso la scelta dell’utilizzo rigoroso della pellicola bianco e nero viene a creare una particolare fusione tra la pratica musicale e la pratica del fotografare.
Susanna Zattarin
Avvolte nella pensosa penombra del demone del tempo e della creatività, le “persone risonanti” impresse nelle foto di Stefania Galluccio sembrano staccare un attimo dal processo creativo musicale per fermare la progressione temporale ed acustica e immergersi nell’umanità del silenzio, il fine ultimo della musica, la sua vittima designata.
Giovanni Natoli
foto: Stefania Galluccio
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